fbpx

Conoscere per guarire

Sin dall’inizio della mia professione, ho sempre creduto che la salute della persona fosse, innanzitutto, una responsabilità del singolo. Il professionista, qualunque esso sia, può aiutare nel momento di difficoltà e dare degli stimoli, ma è il paziente che deve per primo prendersi per mano e aiutarsi. 

Conoscere le basi anatomiche, i meccanismi neurofisiologici che sovrintendono al movimento, i sistemi di difesa che il corpo inconsciamente attua, diventa fondamentale per potersi aiutare. Un buon concetto porta ad una buona espressione, sia essa verbale o fisica.

La funzione dei professionisti che si occupano della salute dovrebbe dunque essere portare alla coscienza le strade inconsce che hanno determinato la disfunzione.

Il sistema muscolare, ad esempio, può essere influenzato da ciò che ci circonda e reagisce agli stimoli emozionalmente destabilizzanti. Infatti, il nostro vivere è costantemente supervisionato dal sistema nervoso autonomo (SNA). In ogni momento della nostra vita, il SNA controlla, regola ed attua dei meccanismi per mantenere la nostra sopravvivenza. Per sintetizzare, esistono tre meccanismi fondamentali che garantiscono la sopravvivenza: combattere, fuggire, immobilizzarsi (freezing). Portare consapevolezza a come stiamo vivendo e in che fase (fuga, attacco, freezing), può essere di enorme aiuto per risolvere le somatizzazioni che ne conseguono. Qualsiasi stimolo esterno, infatti, determina una risposta.

Facciamo un esempio pratico: Immaginiamo di aver iniziato una discussione animata con qualcuno. In questo contesto, posso attivare tre differenti risposte:

  1. Mi difendo dagli attacchi giustificandomi, la postura diventa passiva ed i muscoli si contraggono per creare una barriera che mi protegga dalla violenza verbale e psicologica.
  2. Contrattacco per far cessare il diverbio, cambio la postura per diventare “più grande” e, per farmi sentire più minaccioso, divento aggressivo.
  3. Rimango in silenzio e subisco l’attacco sperando che finisca il prima possibile.

In tutti e tre i casi, il sistema muscolare si sarà attivato per proteggermi, difendermi e tutelarmi. La sua attivazione sarà per lo più involontaria e, anche quando gli stimoli saranno cessati, i muscoli rimaranno tesi, spesso sopra la soglia necessaria. diventerò cosciente di tutto ciò quando comincerò ad accusare dei dolori e dei fastidi. Questo perché un muscolo dopo essersi attivato per proteggermi non si disattiverà fino a quando non porterò attenzione su di esso con un tocco, una manipolazione, un massaggio, o fino a quando non porterò alla coscienza il motivo per cui il meccanismo difensivo è entrato in atto.

Da ultimo, è interessante sapere che il cervello non distingue tra ciò che è reale e ciò che è fantasia. Se guardate un film d’azione, vi troverete ad avere il battito accelerato, i muscoli in pretensione, le surrenali secerneranno adrenalina esattamente come se foste voi i protagonisti della scena. Provate!

Quindi, qualunque sia lo stimolo, sia esso fisico, ambientale o emozionale, le risposte del corpo saranno del tutto simili. Il Sistema Nervoso Autonomo non distingue, non fa differenza, utilizza per difenderci il mezzo che ha: il corpo. Ed il corpo è mosso dai muscoli. Sono quindi i muscoli a rappresentarci e la loro comunicazione verso l’esterno passa, inevitabilmente, dal loro stato di contrazione.

Lo stare in salute dipende, quindi, da numerosi fattori, uno di essi è sicuramente sapere come funziona il nostro corpo e quali sono i meccanismi che mettiamo in atto per difenderci. Questa presa di coscienza ci darà la possibilità di capire in che momento siamo, cosa stiamo attivando a livello muscolare e come inibire il perdurare di stimoli dannosi.

Uno scossone emotivo causa varie risposte, dalla parte più superficiale del nostro corpo (es. atteggiamento postulare, contrazione muscolare), alle parti più profonde (es. secrezioni endocrine). Tanto più si rimane in quel momento traumatico, tanto più si rischierà di trasformare un processo fisiologico in un processo patologico.

Portare l’attenzione sul respiro, sul proprio battito cardiaco e cercare di rallentare i ritmi, ci darà la possibilità di rientrare prima in uno stato di equilibrio e benessere. Alcuni strumenti utili per mantenere o tornare in uno stato di equilibrio sono le tecniche di meditazione, la Mindfulness, le pratiche di respirazione. 

Consiglio spesso ai miei pazienti di trovare lo strumento più adatto a loro. La vostra salute dipende dal tempo che vi dedicate. Buon lavoro!

Tratto dal libro Corso breve di Anatomia Umana di Sabino de Bari, edizioni Erga.